I cattivi trend della Fotografia e della Street Photography
Come rimediare all'inquinamento visivo dei social media.
Caro Lettore,
Oggi vorrei riflettere insieme a te riguardo un tema particolarmente spinoso: l’inquinamento visivo. Cos’è l’inquinamento visivo? Ogni giorno siamo immersi in un flusso costante di immagini, la tecnologia ha avuto il grande merito di rendere pienamente democratica la fotografia e i social hanno permesso la diffusione libera delle più disparate varietà di immagini. Dalle foto della tua colazione, all’arte astratta e alle illustrazioni di autori emergenti. Oggi tutto viene veicolato dai social come Instagram o Pinterest.
Ai suoi esordi, un social come Instagram riusciva a includere e dare voce a tantissimi nuovi artisti e dava la possibilità di avere un proprio spazio di condivisione anche alle forme artistiche più di nicchia. I recenti sviluppi del suo algoritmo, invece, prevedono un meccanismo basato sull’engagement e sulla capacità di un contenuto di “tenerti incollato” al tuo schermo.
Questa deriva ha così generato quelli che io chiamo “i nuovi mostri” della fotografia. Non parlo ovviamente della zia che condivide foto delle sue ultime ricette o del cugino che mostra i suoi cani o il suo orto. Quella fotografia vernacolare è in verità molto più interessante, genuina e autentica di quello che sto per mostrarvi.
Ci sono, nell’universo social, dei trend ormai consolidati e promossi da fotografi, anche bravi, che si prestano a questi meccanismi per riuscire ad emergere o avere un riscontro positivo in termine di likes e condivisioni. Insomma, un patto firmato con il diavolo.
A quanti di voi sono mai capitati quei video di un tale che gira per la città e ferma le persone con i cani, ci scambia due parole sempre cordiali e smielate e poi ci regala una serie di scatti totalmente smarmellati (smarmellato, voce del verbo smarmellare: ovvero quelle immagini con sfondo talmente sfocato da provocare miopia all’istante e con una piattezza assoluta di contenuto) di adorabili cagnolini?
Ecco, quel format è diffuso capillarmente sui social, solo nel mio feed ne capitano una dozzina. Sono fotografi diversi che fanno esattamente la stessa cosa, seguendo un copione pressoché identico. Non c’è originalità, non c’è visione, non c’è intenzione.
Assieme a questo trend poi vanno sicuramente elencati quelli che fermano “sconosciute” bellissime per fotografarle, sempre con l’ottica dello smarmello, o quelli che fanno foto ai poliziotti sexy (si, esistono).
In tutte queste immagini non esiste autenticità o espressione, sono solo pixel che si illuminano su uno schermo nel compiacimento dell’algoritmo di turno che premia l’assenza e non la presenza.
Rispetto a questi contenuti preferisco la foto dei fiori di mia madre, o l’orto del cugino Ben. Almeno lì c’è la verità di un contenuto e la schiettezza della snapshot photography, quella delle foto della nostra infanzia scattate con le Kodak usa e getta.
Ma esiste un rimedio per contrastare l’impoverimento progressivo dei contenuti e dell’immagine? Si.
Sii selettivo: il metodo migliore per ripulire il vostro feed è dimostrare che questi contenuti non sono interessanti, scrollali velocemente e non ci interagire. Se non ti piacciono non commentare e non condividerli via messaggio per criticarli con qualche amico. Segui, invece, profili di fotografi che promuovono la loro arte o la divulgazione di contenuti di qualità, in giro ci sono parecchi artisti della nuova generazione come Ulysses Aoki, Samuel Lintaro, Teo Crawford e tanti altri.
O seguirmi su Instagram : emanueledancona0892 (momento autopromozione)
Sii creativo: se sei anche tu un fotografo o un artista, non lasciare che i trend effimeri influenzino la tua poetica per un pugno di consensi, esprimiti liberamente e sperimenta strumenti, tecniche e immagini differenti per promuoverti e farti conoscere dal pubblico.
Sii critico: domandati « Questo contenuto contribuisce alla mia esperienza positiva sui social?» se la risposta è no, forse è arrivato il momento di premere il tasto unfollow.
L’inquinamento visivo sui social media è una sfida che dobbiamo affrontare collettivamente. Spero che questa lettera ti abbia fatto riflettere e ti spinga a essere più consapevole delle tue scelte digitali.
Con affetto,
Emanuele